«Destatosi dal sogno, Giuseppe prese con sé la sua donna» (Mt 1,24).
Così il matrimonio fu celebrato con tutta solennità, e la coppia si preparò alla nascita del Figlio di Dio,
a cui l’Angelo aveva promesso “il trono di Davide suo padre” e “il regno eterno”.
I nove mesi della gravidanza di lei passarono certamente nella meditazione del Mistero
dell’Incarnazione che si andava realizzando nel grembo di lei.
Il Vangelo non ci dice nulla di questo tempo santo né ci parla di Giuseppe, ma ci racconta che i primi
tre mesi Maria li passò caritatevolmente ad assistere la cugina Elisabetta giunta ormai agli ultimi più
faticosi mesi della sua gravidanza.
Nella casa di Zaccaria furono intrecciati i primi santi rapporti e nacquero i primi Cantici Evangelici (il
Benedictus e il Magnificat): un modo di pregare nuovo, adatto a Colui che poteva anche essere
chiamato “Emmanuele: Dio con noi”.
Non siamo lontani dalla verità se pensiamo che nel cuore di Giuseppe e sulle sue labbra devono essere
sgorgate considerazioni ed espressioni simili a quelle che si udirono nella casa dei vecchi cugini,
inondata di gioia alla visita di Maria.
“Benedetta tu tra le donne, e Benedetto il frutto del tuo grembo”: sono parole di Elisabetta, ma quante
volte e con che infinita tenerezza le deve aver già mormorate Giuseppe!
Chissà quante volte egli aveva già salutato Maria nel suo intimo, chiamandola “Madre del mio
Signore!” e benedicendola: “Beata te che hai creduto all’adempimento delle parole del Signore”.
P
otremmo prendere tutto il Benedictus che Zaccaria canta dopo la nascita di Giovanni e metterlo, con
più ragione, in bocca a Giuseppe, dato che è quasi interamente un inno di ringraziamento per
l’avvento di Gesù: “Il Signore Dio d’Israele… ha suscitato per noi una salvezza potente nella casa di
Davide suo servo, come aveva promesso…”.
Ancor più possiamo rileggere l’intero Magnificat sentendolo risuonare non soltanto sulle labbra di
Maria, ma anche su quelle di Giuseppe. Infatti, è proprio di lui che Maria parla quando conclude il suo
canto dicendo: “Ha soccorso Israele suo Servo, ricordandosi della sua misericordia, come aveva
promesso ad Abramo e alla sua discendenza per sempre”.
La genealogia ce lo ha appena ricordato: è Giuseppe l’erede della “casa di Davide” e l’erede della
benedizione promessa ad Abramo.
Ancora pochi mesi e Giuseppe sarà chiamato a tornare “nella sua città” in vista del “censimento di
tutta la terra” deciso a Roma:
« …e Giuseppe, che era della casa e della famiglia di Davide, dalla Galilea salì in Giudea alla città
di Davide chiamata Betlemme, per farsi registrare assieme a Maria, sua sposa, che era incinta» (Lc
2,1-5).
Il Vangelo, scritto in lingua greca, chiama quel decreto imperiale «Il dogma emanato da Cesare
Augusto»: cominciò così l’inestricabile intreccio tra le vicende decise dagli uomini e quelle decise da
Dio.
E l’impero romano fu messo in moto perché Maria e Giuseppe potessero compiere il loro faticoso e
glorioso viaggio, e Betlemme diventasse il centro del mondo e della storia.
«E accadde che, mentre erano lì, si compirono per lei i giorni del parto. Diede alla luce il suo figlio
primogenito, lo avvolse in fasce e lo depose in una mangiatoia, perché non c’era posto per loro
nell’albergo» (Mt 2,6).
La scena del presepio è troppo nota per doverla descrivere, ed è giusto che ognuno possa rievocarla
con tutte le immagini e i ricordi che si porta in cuore fin dall’infanzia.
La tradizione ha costantemente messo un po’ in ombra la persona di Giuseppe, collocata sempre in
disparte, a volte assopito, a volte pensoso e l’han fatto per ricordare, anche visivamente, che un Altro è il vero Padre del bambino che vagisce
nella mangiatoia.
Ma il Vangelo, con una sola parola, ci mostra piuttosto Giuseppe che cominciava a imparare quanto
fosse diversa l’ineffabile Paternità di Dio che il Bambino era venuto a rivelare.
Certo l’Angelo gli aveva promesso che quel Bimbo avrebbe ereditato “il trono di Davide” e avrebbe
posseduto “un regno eterno”, e aveva chiesto proprio a lui di innestarlo nell’antica famiglia regale: di
dargli un nome, di farlo nascere a Betlemme.
«Non c’era posto per loro nell’albergo» (Mt 2,6): una frase tutta nuda, triste, sufficiente a raccontarci
ore o giorni d’inutile ricerca.
Giuseppe è un padre che non riesce ad offrire nulla a quel Figlio Divino: nemmeno una abitazione;
nemmeno il più piccolo conforto; nemmeno una culla. Ci sono soltanto le fasce che Maria ha portato
con sé e una mangiatoia.
Lo scopo di tutto ciò non è, certo, quello di far sentire Giuseppe “così poco padre”.
È, invece, quello di dare visibilità, anche in terra, alla scelta che il Padre celeste ha compiuto in cielo:
quella di “donare suo Figlio”, lasciando che egli si umìli, obbedientemente, fino alla nostra povertà:
«Da ricco che era si fece povero…» (2 Cor 8,9) – «Pur avendo la natura di Dio, umiliò se stesso,
facendosi obbediente…» (Fil 2,8-9).
Quello che Maria imparerà – più tardi e ancor più dolorosamente – sulla Croce, quando vedrà il Padre
celeste “abbandonare” il Figlio alla sofferenza e alla morte, senza rispondere al suo grido, Maria e
Giuseppe cominciano a impararlo assieme nella grotta di Betlemme.
Quello che i cristiani dovranno capire poi, con inesausta meditazione e preghiera, Giuseppe lo deve
già imparare al momento della nascita di Gesù: la sua storia è, fin dall’inizio, quella di un Amore che
non teme di farsi povero, debole e nudo.
Certo, il Padre celeste non li lascia senza segni e senza conforto: la stalla si riempie di pastori, che
accorrono umili eppure festosi e cercano proprio (così è stato loro annunciato!) “un bambino avvolto
in fasce che giace in una mangiatoia” (Mt 2,12; 16), ed è incorniciata da uno stuolo di Angeli che
cantano la gloria di Dio e offrono la pace agli uomini.
Così Maria e Giuseppe – i due veri Sposi – si trovano al centro di una liturgia nuziale: adorando,
assieme ai pastori, l’abbraccio ineguale, ma amoroso – nella stessa persona del Bambino – tra la
natura umana e quella divina.
(Testo integrale disponibile alla pagina
http://www.parrocchiapadergnone.it/images/Preghiere/Vite%20di%20Santi.pdf)
http://www.parrocchiapadergnone.it/images/Preghiere/Vite%20di%20Santi.pdf)
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