NOVENA A SAN GIUSEPPE - QUARTO GIORNO

Per la novena a San Giuseppe, quest'anno mediteremo sull'aspetto del silenzio, che tanto ha connotato la sua vita e la sua missione.

Affidiamoci al santo patriarca, perché ci insegni a essere, come lui, persone capaci di fare spazio a quel silenzio che non è "vuoto", ma pienezza, capacità di ascolto, accoglienza, operosità.
Buona novena a tutti!


Invochiamo l'intercessione di s. Giuseppe
O Dio onnipotente, 
che hai voluto affidare 
gli inizi della nostra redenzione 
alla custodia premurosa di san Giuseppe, 
per sua intercessione 
concedi alla tua Chiesa 
di cooperare fedelmente 
al compimento dell'opera di salvezza.

AMEN



Ciò che impressiona, soprattutto nei primi due capitoli del vangelo di Matteo, detti i “Vangeli dell’infanzia” in cui insistentemente compare la figura di Giuseppe, è che egli non parli mai, rimanga nel più totale silenzio!

Sono cinque le volte in cui Giuseppe entra in scena: due sono semplici menzioni – la prima e l’ultima – e in tre episodi, invece, Giuseppe è protagonista. Delle cinque apparizioni del personaggio Giuseppe, quattro si trovano nei primi due capitoli del vangelo di Matteo, mentre la quinta citazione si trova più avanti al capitolo 13.

Commentando, allora, i cinque luoghi nei quali Giuseppe interviene, ma non parla, possiamo in qualche modo delineare la sua figura evangelica. 

Giuseppe: colui che trasmette la tradizione e la benedizione

La prima volta che Giuseppe entra in scena, è ricordato in un versetto solo, con cui inizia anche il Vangelo che abbiamo ascoltato stasera. Il vangelo di Matteo si apre con la genealogia di Gesù e, alla fine della lunga successione di nomi, si dice:

“Giacobbe generò Giuseppe, lo sposo di Maria, dalla quale è nato Gesù, chiamato Cristo” (Mt 1,16).

È un versetto “singolare”, poiché tutta la genealogia è costruita come una catena, e per tre volte l’evangelista intreccia una catena di quattordici anelli, ma l’ultimo anello non viene chiuso, bensì rimane aperto, perché in esso è messo in maggior evidenza il legame di derivazione di Gesù da Maria (“dalla quale è nato Gesù…). Dunque, Giuseppe è l’ultimo anello aperto della catena genealogica, nella quale però Gesù viene introdotto da Maria – in verità nella genealogia ci sono altre tre donne (Racab, Rut, la moglie di Uria), oltre a Maria, anche se gli Ebrei non costruivano le genealogie citando le donne – e anche questo appare singolare! Maria entra nella genealogia in quanto è da Lei che nasce Gesù. Pertanto l’ultimo anello rimasto aperto avrebbe la funzione di indicare che la nascita di Gesù, oltre ad essere il fine verso cui tende la genealogia, è aperta anche ad un’altra nascita che viene dall’Alto. È ciò che racconta il brano che segue.

In questa prima apparizione, Giuseppe viene presentato come il padre che trasmette la tradizione e la benedizione. Nelle genealogie bibliche, non sempre ai padri succedono esattamente i loro figli carnali. Talvolta sono stilizzate, sono presentate come anelli della tradizione, attraverso i quali si trasmetteva la benedizione. Era il primogenito cha portava la benedizione di Dio, il legame dell’Alleanza divina col suo popolo. La prima funzione del padre è che egli trasmette la benedizione di Dio sui suoi figli, trasmette il fatto che quando qualcuno viene in questo mondo, non è uno che parte da zero, ma si colloca dentro una catena che è appunto la tradizione di famiglia e, più in generale, di un popolo, di una nazione.

(Meditazione di Mons. Franco Giulio Brambilla, Fonte: Diocesi di Novara

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