NOVENA A SAN GIUSEPPE - QUINTO GIORNO

Per la novena a San Giuseppe, quest'anno mediteremo sull'aspetto del silenzio, che tanto ha connotato la sua vita e la sua missione.

Affidiamoci al santo patriarca, perché ci insegni a essere, come lui, persone capaci di fare spazio a quel silenzio che non è "vuoto", ma pienezza, capacità di ascolto, accoglienza, operosità.
Buona novena a tutti!


Invochiamo l'intercessione di s. Giuseppe
O Dio onnipotente, 
che hai voluto affidare 
gli inizi della nostra redenzione 
alla custodia premurosa di san Giuseppe, 
per sua intercessione 
concedi alla tua Chiesa 
di cooperare fedelmente 
al compimento dell'opera di salvezza.

AMEN



Giuseppe: colui che prende con sé Maria e dà il nome a Gesù

“Così fu generato Gesù Cristo”, il testo originale dice: “Ecco quale fu la genesi di Gesù Cristo” (Mt 1,18). Il primo versetto del vangelo di Matteo dice: libro della genesi di Gesù Cristo, figlio di Davide, figlio di Abramo. Quindi il racconto parla di due generazioni: quella orizzontale che avviene attraverso Giuseppe e quella verticale che accade attraverso Maria: l’anello che era rimasto aperto con la prima generazione che si snoda nella storia viene chiuso con la seconda nascita dall’alto!

Continua, infatti, il Vangelo:

“… essendo promessa sposa di Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme si trovò incinta per opera dello Spirito Santo” (Mt 1,18b).

In greco il testo è molto più diretto.

19Giuseppe suo sposo, poiché era uomo giusto e non voleva accusarla pubblicamente, pensò di ripudiarla in segreto (Mt 1,19).

Il racconto lascia supporre che Giuseppe conosca la situazione di Maria, ma l’evangelista dichiara a noi anticipatamente da dove viene Gesù (da Spirito Santo!), creando un effetto di attesa per come si comporterà Giuseppe. 

20Mentre però stava considerando queste cose, ecco, gli apparve in sogno… (Mt 1,20a)

È interessante notare che i tre racconti su Giuseppe sono ambientati durante tre sogni, illuminando la figura di Giuseppe di Nazareth alla luce e in parallelo con la figura di Giuseppe dell’Antico Testamento, figlio di Israele/Giacobbe, il fratello tra i dodici che fu un grande sognatore:

«Giuseppe, figlio di Davide,
ecco sentiamo che l’ultimo anello si chiude!
non temere di prendere con te Maria, tua sposa» (Mt 1,20b)

Prendere con sé significa passare dalla prima alla seconda tappa del matrimonio, secondo il rito giudaico. Nel matrimonio ebraico in un primo momento c’è il vero e proprio patto, rompere il quale significava, se volessimo dirlo col linguaggio attuale, divorziare, mentre nel secondo momento si passava alla coabitazione:

Infatti il bambino che è generato in lei viene dallo Spirito Santo; ella darà alla luce un figlio e tu lo chiamerai Gesù… » (ivi).

Il compito di Giuseppe è duplice: prendere con sé Maria e dare il nome a Gesù. Dunque, secondo l’apparizione in sogno a Giuseppe, il padre è colui che dà il nome! Anche per noi il modo con cui si riconosce il proprio figlio è dargli il nome. In tal senso è sbagliato chiamare Giuseppe “padre putativo” (presunto, supposto), perché Giuseppe è il padre legale e in quanto tale dà il nome, così com’era previsto dal diritto ebraico.

Quindi il secondo compito del padre è di introdurre il figlio nello spazio della madre, nella casa e di conferire il nome. Ci sono due cose che non ci siamo inventati, ma che sono iscritte dentro di noi: il corpo e il nome! Queste due realtà sono ricevute in dono, nessuno può manometterle, sono il segno che la nostra vita, per l’aspetto più importante, non l’abbiamo creata noi, poiché la vita è un dono ricevuto prima che una conquista fatta.

Ecco allora la seconda funzione del padre: riuscire a dare un volto e un nome, creare una storia umana che proceda oltre. Per questo la mancanza o l’evanescenza o l’evaporazione del padre è drammatica, perché non c’è chi dà il nome al figlio per farlo emergere dal grembo della madre. La funzione del padre e della madre sono profondamente intrecciate tra loro. Dare un nome significa staccare il figlio dal grembo della madre. La prima voce che il bambino sente, diversa da quella della mamma, è esattamente la voce del padre. Il bambino ha sentito la voce della madre per nove mesi… la prima forma di distanziamento dalla madre, per quanto la sua presenza rimanga decisiva per tutta la vita, proviene dall’ascoltare la voce del padre. Per questo è importante che la madre lasci il dovuto spazio al padre.

24«Quando si destò dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l’angelo del Signore e prese con sé la sua sposa; 25senza che egli la conoscesse, ella diede alla luce un figlio ed egli lo chiamò Gesù». (Mt 1,24-24)

È uno schema abbastanza semplice ricorrente nella bibbia: comando-esecuzione, che accade per ben tre volte attraverso la figura di Giuseppe. Per questo non bisogna troppo ironizzare sul fatto che Giuseppe non parli mai. Sarebbe psicologizzare troppo il racconto, prestargli i nostri sentimenti. Il silenzio di Giuseppe è molto eloquente.

(Meditazione di Mons. Franco Giulio Brambilla, Fonte: Diocesi di Novara)
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