NOVENA A SAN GIUSEPPE - SECONDO GIORNO

Per la novena a San Giuseppe, quest'anno mediteremo sull'aspetto del silenzio, che tanto ha connotato la sua vita e la sua missione.

Affidiamoci al santo patriarca, perché ci insegni a essere, come lui, persone capaci di fare spazio a quel silenzio che non è "vuoto", ma pienezza, capacità di ascolto, accoglienza, operosità.
Buona novena a tutti!



Invochiamo l'intercessione di s. Giuseppe
O Dio onnipotente, 
che hai voluto affidare 
gli inizi della nostra redenzione 
alla custodia premurosa di san Giuseppe, 
per sua intercessione 
concedi alla tua Chiesa 
di cooperare fedelmente 
al compimento dell'opera di salvezza.

AMEN



Impariamo a coltivare spazi di silenzio, in cui possa emergere la Parola (con la P maiuscola): quella dello Spirito Santo che abita in noi e che porta Gesù. Non è facile riconoscere questa Voce, che molto spesso è confusa insieme alle mille altre voci: preoccupazioni, tentazioni, desideri, aspettative che ci abitano.  Senza questo allenamento che viene proprio dalla pratica del silenzio, può ammalarsi anche il nostro parlare. Senza il silenzio si ammala il nostro parlare che, invece di far splendere la verità, può diventare un’arma pericolosa. Infatti, le nostre parole possono diventare adulazione, vanagloria, bugia, maldicenza, cattiveria, banalità, pressapochismo, pregiudizio, chiacchere… 

Sappiamo bene che, come ci ricorda il Libro del Siracide, «uccide più la lingua che la spada» (28,18). Gesù lo ha detto chiaramente: chi parla male del fratello e della sorella, chi calunnia il prossimo, è omicida (cfr. Mt 5,21-22). Uccide con la lingua. E l’apostolo Giacomo, nella sua Lettera ci dice con forza: «Se uno non sbaglia nel parlare, è un uomo perfetto, capace di tenere a freno anche tutto il corpo. Anche la lingua è un piccolo membro, eppure si vanta di grandi cose. Con essa benediciamo il Signore e Padre, e con essa malediciamo gli uomini, che sono fatti a somiglianza di Dio. Dalla medesima bocca escono benedizioni e maledizioni» (3,2-10). 

Impariamo da Giuseppe a coltivare il silenzio: quello spazio di interiorità nelle nostre giornate in cui diamo la possibilità allo Spirito di rigenerarci, di consolarci, di correggerci. Ognuno guardi se stesso: tante volte stiamo facendo un lavoro e quando finiamo subito cerchiamo il telefonino per fare un’altra cosa, sempre stiamo così agitati e preoccupati e ci sembra di non avere mai tempo. E questo non aiuta, questo ci fa scivolare nella superficialità. La profondità del cuore cresce invece con il silenzio, che lascia spazio alla saggezza, alla riflessione e allo Spirito Santo. Non dobbiamo avere paura del silenzio. Ci farà tanto bene il silenzio! E il beneficio del cuore che ne avremo guarirà anche la nostra lingua, le nostre parole e soprattutto le nostre scelte. Infatti, Giuseppe ha unito al silenzio l’azione. Egli non ha parlato ma ha fatto, e ci ha mostrato così quello che un giorno Gesù disse ai suoi discepoli: «Non chi dice Signore, Signore entrerà nel regno dei cieli, ma chi fa la volontà del Padre mio che è nei cieli» (Mt 7,21). 


(Meditazione di don Alessandro Alberti, Fonte: Seminario di Como)
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